Comunicato Stampa A.T.A.

08 Marzo 2017


In relazione ai fatti di cronaca riportati dai principali media nazionali e locali inerenti un’indagine condotta dalla squadra Mobile della Questura di Bergamo con in supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, l’Associazione Tifosi Atalantini esprime il proprio totale e netto disappunto rispetto alle modalità di diffusione e di comunicazione della notizia adottate dalla quasi totalità delle testate giornalistiche.

Per l’ennesima volta si evidenzia l’elevato grado di superficialità adottato dai professionisti della comunicazione nel momento in cui si tratti di riportare fatti di cronaca che toccano marginalmente il mondo della tifoseria dell’Atalanta. Per fare una corretta informazione non sono bastate le parole del Dott. Girolamo Fabiano che ha testualmente dichiarato «L’indagine di cui vi stiamo parlando è un’indagine sullo spaccio. Lì nasce e lì finisce. C’è coinvolto anche un piccolo gruppo di tifosi, ma non scambiamo le due cose. I tifosi sono tanti, l’Atalanta sta vivendo una stagione incredibile e i tifosi si stanno comportando benissimo. Non stiamo quindi parlando di tifosi, ma di un’operazione contro spacciatori e assuntori di sostanze stupefacenti».

E non sono bastate nemmeno le parole del procuratore capo di Bergamo, Walter Mapelli, che ha sottolineato come l’indagine sia stata «una sorta di “intervento chirurgico”, è importante non generalizzare: siamo in presenza di spacciatori che sono anche tifosi, non viceversa».

C’è la netta sensazione che gli Atalantini da descrivere senza distinzione di sorta come incalliti criminali assuntori di cocaina e persone dedite ad attività illecite siano apparsi ai più come un ghiotto boccone da sbattere in faccia all'opinione pubblica.

L’Associazione Tifosi Atalantini, nel ribadire piena convinzione che ogni attività illecita vada perseguita e punita secondo le leggi dello Stato italiano, sottolinea anche con forza che il mondo della tifoseria organizzata Atalantina, anche nella sua componente più calda e passionale quale è la Curva Nord, sia distante anni luce dalle logiche sopra descritte ed evidenzia con rammarico e con tristezza che ancora una volta il mondo dei media non abbia saputo fare in modo professionale ed asettico il proprio importante lavoro: informare.

Sarebbe bastato ascoltare le parole degli inquirenti ma forse questo non avrebbe fatto riempire le prime pagine dei giornali e le breaking news dei telegiornali. Fieri sostenitori dei nostri colori.

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